domenica 28 settembre 2008

Analisi della blogsfera: prego, si sdrai sul divano e mi racconti la sua vita...

La scorsa settimana Technorati ha pubblicato un'indagine sullo stato della blogsfera. E vuoi non fare un paio di riflessioni sulla parte "The What and Why of Blogging"? Ecco, appunto:

Perché si blogga?


Il "purismo di chi vuole parlare della propria area di interesse (79%) cozza col 24% di chi vuole guadagnarci del vile denaro. Dal blog, non dal proprio business di cui il blog parla (quelli sono il 14%...).

Impatto del blog sulla vita personale


Beh, la vita sociale migliora: in tanti hanno fatto nuove amicizie rimaste on line (67%) o incontrate di persona (47%). A dire il vero c'è anche un 7% che ha avuto problemi dal blog (chi se la prende per quello che si scrive, o magari che si offende perchè si è sempre attaccati al pc), ma i numeri dicono che la parte social ne guadagna.


Impatto del blog sulla vita professionale

Immagino che il 31% che non abbia avuto nessun risultato riguardi la sfera dei "diari on line". Tralascio anche -per invidia :)- quel 4% che ha mollato il lavoro per bloggare di mestiere. Ma l'impatto sul proprio lavoro c'è, e sembra positivo. Il 54% è persino diventato più conosciuto, alla faccia di Seneca*.


Mi dispiace solo che l'analisi sia quantitativa e non qualitativa.
Ok, ti conoscono in tanti. Ma vogliamo analizzare i riflessi sulla reputazione on e off line? Quanto sei più credibile -o meno- da quando hai un blog?

Insomma, la solita storia della fatica ad analizzare le statistiche. Tutti possono aprire un blog, e adesso sappiamo perchè e quali sono gli effetti in numeri: tirar fuori il significato, sarà una gara dura... :)



* "La gloria insegue preferibilmente quelli che la sfuggono" [cit]

mercoledì 24 settembre 2008

Postare o commentare: il dilemma 2.0



Ho fatto tardi senza aver postato nulla: un paio di idee: nulla di che, ma sarebbero abbastanza per ragionarci sopra un post.

E' che ho fatto tardi commentando post sugli altri blog, e penso di aver già dato il mio piccolo apporto alla blogsfera*: del resto il cuore di un blog sono i commenti, no?

E a volte un commento su un bell'argomento postato da un altro, vale ben di più di un post forzato -tipo questo insomma- sul proprio blog...


* che prendere l'argomento da un altro blog e riportarlo sul proprio fa triste, e se si ha qualcosa di interessante da dire si mette nei commenti, che la "conversazione" rimane concentrata in un posto solo e ci guadagna...

Foto di duncan

martedì 23 settembre 2008

Fatti, non pugnette!*



Partiamo dalla critica da un amico (non c'è il link perchè non ha un blog, non ci crederete ma esistono ancora anche quelli...):

"ma non scrivi più di fatti veri, il blog era meglio prima"

In effetti ultimamente ho trascurato gli spunti della vita reale, puntando più sulle idee che arrivano dalla rete. Mea culpa.
Con un po' di autocritica a posteriori, mi sa che mi sono fatto prendere un po' troppo dalla figura del "Blogger" (con la bbi maiuscola...), tralasciando le prime idee per le quali avevo aperto questo blog.

Giusto per usare una frase fatta, la verità sta nel mezzo, o forse mischiando le due cose.

Proposito di fine anno (che fra un po' ci siamo): far diventare il blog un po' più un mashup fra quello che si trova per la strada e quello che si pesca in rete. Sempre che ci si riesca, eh?!?


P.S: cominciamo da subito, và: Depardieu come testimonial nella pubblicità della Cirio è triste, non fosse altro per il fatto che lo aveva già fatto per Barilla: alla faccia dell'originalità...




* Domando scusa per il titolo del post, ma dopo lo scorso post sullo "scrivere di getto", mi è venuto questo...

mercoledì 17 settembre 2008

Manie da post impulsivo


Mentre tornavo a casa pensavo al post di ieri: lo avrei riscritto di sana pianta. Mica per l'argomento "caldo" (che dalle polemiche sto lontano volentieri), nemmeno per come era scritto. Mi è sembrato mancassero delle cose che avrei voluto dire: nulla di fondamentale, ma era incompleto.

Fosse per una volta potrebbe pure passare; ma mi capita spesso, tanto che sto pensando di scrivere, aspettare un giorno, correggere e pubblicare*. Capita anche a qualcun altro? Sarei curioso di vedere una statistica su quanto i post rimangono in stand-by.


Proposito per la fine dell'anno: pensare un po' più a lungo a quello che si scrive, che qualche buona idea -ammesso poi che sia davvero buona- può arrivare un po' in ritardo...


*cosa che anche per questo post naturalmente non farò...



Foto di catatronic

martedì 16 settembre 2008

Non per polemica, ma per onor di comunicazione

Ho cominciato a guardare i video della Blogfest dello scorso weekend. E ho cominciato da quello sbagliato.

Parte tutto da questo post di Marco (con video del fatto annesso). Durante la sua presentazione Viky Gitto (uno bravo, mica lupini...), parla della necessità di analizzare le situazioni lontani dagli schemi e dai preconcetti (ok, tutto bene, forse le slide sono un po' scontate, ma ci siamo). Ora si tratta di trovare un esempio per illustrare il concetto e tenere comunque alto l'interesse. E viene fuori che l'idea più creativa degli ultimi 10 anni è l'attentato alle torri gemelle:

“ho identificato un obiettivo, voglio raggiungerlo, come faccio a raggiungerlo, riuscendo a ottenere la pressione media che questa gente è riuscita a ottenere senza spendere una lira”


Sorvolando sul fatto che non sia stata spesa una lira (ho i miei dubbi), dell'opportunità di un esempio così si può discutere fino a domani, e giustamente.

Niente polemica, ma qua siamo alla solita storia delle 4 s del marketing virale (lo so, le ho già citate troppe volte, ma Iabichino ha fatto centro e non riesco a trattenermi...).

Da un direttore creativo di DDB mi aspetto ben altro per provocare l'attenzione, la discussione. Così è tanto facile che è quasi scorretto: con ste cose si va dritti sui siti di Corriere e Repubblica.

Dai Gitto, qua è pieno di blogger che si rompono la testa per fare dei post interessanti, originali, che dicano qualcosa di nuovo, ma senza osare tanto quanto hai fatto tu. Non sarebbe stato meglio pensare la presentazione come un prodotto da vendere, cercando di coinvolgere chi ascoltava evitando terroristi e case history del Monopoli a Londra? Con le campagne che hai tirato fuori in passato sarebbe uscito sicuramente qualcosa di cui parlare perchè interessante, non perchè esagerato. In platea penso ci fossero persone che non volevano comprare nulla nè da te nè dalla DDB: volevano solo parlare, confrontarsi, ascoltare quello che avevi da dire.

Il messaggio invece è stato sovrastato dal mezzo che hai usato per comunicarlo, ed era facile prevederlo.

E' servito?

domenica 14 settembre 2008

Mantenere la reputazione on e off line


Del fatto che nei tempi duepuntozero un'azienda non possa permettersi di predicare bene e razzolare male se ne parla tanto (figurarsi, l'ho fatto anche io).

Molti brand con la faccia (o a volte soltanto la maschera) da bravi ragazzi sono già passati sotto le forche caudine dei blogger, che sembra non vedano l'ora di fare un appunto a chi sbaglia.

Ma qui si tratta di un fatto un po' più grave del solito. Commesso probabilmente da un collaboratore esterno dell'organizzazione in questione -Carrefour-, la quale può probabilmente considerarsi vittima della situazione. Ma non per questo non si deve sentire obbligata a rimediare.

Della parte "brand reputation" ha già scritto -benissimo- Maurizio, non voglio fare un doppione.

Ma dipendenti e collaboratori esterni rappresentano sempre e comunque la faccia dell'azienda verso che le si avvicina: basta un comportamento sbagliato a mandare in vacca un bel po' di euro spesi in comunicazione, pubblicità e customer care. In questo caso però mi viene da pensare che si possano fare corsi di comunicazione, direttive aziendali e altre mille cose. Ma dall'episodio singolo è difficile difendersi: è necessario essere veloci a chiedere scusa e rimediare...



PS: Luca invita a mandare una mail a servizioclienti@carrefour.com: io l'ho fatto, non fosse altro per dimostrare che su ste cose un po' di gente che si muove c'è...

Aggiornamento 15/09: Carrefour ha risposto a chi gli ha inviato la mail, scusandosi e assicurando provvedimenti sulla vicenda. Quando si dice il "lieto fine"...

Foto di Heather Louise Photography

giovedì 11 settembre 2008

Blog Vs. Forum


Tutto sto gran parlare di blog aziendali*. Ok, sono d'accordo, sono una novità, sono utili, fanno immagine, e magari danno un po' di visibilità on line (che non si butta mica via...).

Ma alimentano veramente delle conversazioni utili?

Mah...
Se il blog è gestito da un gruppo ristretto all'interno dell'azienda, il controllo sugli argomenti è tale che lo strumento rischia di ridursi ad una normale sezione "news" di un sito internet. Commentabili, certo, ma più in là di questo non si va, a meno di non finire fuori argomento nei commenti (e si diventa censurabili).

Se il blog diventa un libero spazio per tutti i dipendenti, il discorso migliora. Ma guardate al luogo in cui lavorate (se è l'ufficio di Google, siete esclusi), e pensate a quanti si metterebbero a scrivere sul blog aziendale. Si ritorna al gruppo ristretto (dei cui problemi ho già scritto), e probabilmente il blog tratterà di argomenti di interesse interno.

Insomma, io farei un passo indietro: il forum.
Basta registrarsi e si fa partire una conversazione scegliendo l'argomento, il tono, i link, e se si hanno meno di 17 anni anche un bel po' di faccine**.

All'azienda rimane la possibilità di stimolare il dialogo sugli argomenti che le interessano -aprendo un post-, o seguire le discussioni che si aprono via via, scegliendo se intervenire o assistere.

Lasciando più libertà aumentano anche gli stimoli, le idee.

Insomma: se la conversazione è l'obiettivo, il forum mi sembra la risposta migliore. O mi è sfuggito qualcosa?

Ah, dimenticavo: con un forum è un po' più dura moderare i commenti negativi per fare bella figura -ma falsa- on line. Insomma, si fa, ma almeno bisogna sbattersi un po' di più... :)


* l'idea di questo post mi girava in testa da un po', ma la scintilla finale l'ha accesa questo post di Massimo Carraro.

**le emoticon le abbiamo anche noi blogger :)

Foto di Laughing Squid

martedì 9 settembre 2008

Se sbagliano anche Google e Bloomberg di chi ci si fida più...


Luca Bonesini in questo post riporta una notizia tratta da Sun-sentinel.com

In breve: il 9 settembre per errore Google mette fra le news una notizia vecchia di 6 anni sulla profonda crisi della United Airliens. Senza stare ad indagare sull'algoritmo sballato che ha portato al paglione*, l'effetto domino sulla rete colpisce il sito sbagliato: Bloomberg. Il risultato è il passaggio del titolo della compagnia da 12$ a 3$, per poi chiudere a 10.92$, con un -11.2%.

Ora, le conferme in rete sulla veridicità della storia non sono molte, e magari viene fuori che anche io sono cascato sull'ennesima bufala (però il Los Angeles Times la riporta, assieme ad un bel po' di blog), ma il tutto riporta un problema già conosciuto:

"su internet c'è tutto, ma non tutto è giusto**"

Alla faccia delle polemiche di qualche settimana fa sul fatto che internet non stimolasse l'intelligenza, ecco una prova che a prendere per oro colato quello che esce dallo schermo, si rischiano delle cantonate non indifferenti...



*termine bolognese che sta per "grossa situazione di difficile soluzione"... praticamente un bel casino

**nemmeno se lo dice Google, o addirittura Bloomberg: di chi mi vado a fidare adesso?!?



Foto di mainblanche

sabato 6 settembre 2008

Grazie!



Vacanze finite, il lavoro è ricominciato, l'aggregatore è imballato, il blog reclama il primo post dopo il ritorno. Potrebbe essere peggio...

Durante le vacanze (qui), mi sono guardato spesso in giro per trovare spunti per il blog. Qualcosa c'era, ma è stato tutto surclassato da questo biglietto dell'ultimo giorno:

"Alla prossima estate
grazie di tutto"


lasciato dal ragazzo che ci ha portato i cornetti a casa ogni mattina*, in virtù di un contratto rinnovabile settimanalmente.

I piccoli gesti per dire "grazie" gratuitamente hanno un effetto positivo devastante: non è difficile da capire, no? Quindi un piccolo vademecum:

- Ringraziare un cliente è importante anche solo se ci contatta interessato: figuriamoci se compra pure...

- Meglio evitare moduli prestampati, o scrivere almeno il nome a mano: fa sentire meno un "numero" e più una persona

- Scrivere, se possibile, o telefonare solo per questo motivo. I ringraziamenti durante una normale telefonata di lavoro entrano da un orecchio ed escono dall'altro

- Motivarli per quanto possibile: più sono generici, meno colpiscono

- Farli: costano nulla, e spesso valgono più degli euro spesi nelle campagne marketing per ffidelizzare il cliente

- Vogliamo coinvolgere sta gente o no?!? E allora parliamoci, che vuol dire domandare, rispondere, mandarla a quel paese, ringraziarla... altrimenti si risulta falsi, come il sorriso di un venditore di aspirapolveri

E visto che a predicare bene si fa presto, razzoliamo pure allo stesso livello: il titolo di questo post è dedicato a chi segue il blog. Per la pazienza, mica per altro... :)




*in realtà nei paesi del salento si vende tutto (o quasi) porta a porta, dalla frutta ai materassi...