lunedì 28 febbraio 2011

A te (ovvero uno sfogo generalizzato sul vendere ed i suoi metodi)

A te, che mi invii una mail
A te, che mi scrivi -ancora- per posta (quella di carta)
A te, che mi telefoni
A te, che mi parli dalla televisione

Se hai due minuti, carta e penna e prendi appunti:

1- Non sono un gentile cliente. Solo per il fatto che io sia (forse) un cliente, già per definizione non sarò gentile. Sarò spietato. Lo sai, quindi non prenderti in giro.

2- Il mio nome all'inizio è prestampato. Si vede. La prossima volta scrivilo a penna, susciterai quantomeno un pensiero per quanti nomi avrai dovuto scrivere. E' già qualcosa...

3- La tua offerta non è eccezionale solo perchè lo dici tu. Provamelo, e se ci riesci poi ne parliamo.

4- La tua offerta non scadrà domani. Lo so. E sai perchè? Perchè me lo hai già detto un mese fa. E anche due mesi fa. Quindi falla breve ed ammetti che quello che stai proponendo è il prezzo reale. Punto

5- Il servizio che mi stai regalando lo pago col prezzo del prodotto. Dimmi che è incluso e viviamo tutti un po' più felici

6- Anche lo splendido omaggio che mi stai proponendo lo pago. E so che qualsiasi cosa sia (una calcolatrice a forma di dinosauro, un utilissimo distruggidocumenti, o un coltellino multiuso), probabilmente si romperà al secondo utilizzo.

7- No, non provare nemmeno a parlare di "sottoprezzo per prova di ascolto". Per il tuo amor proprio, non lo fare.

8- Sì, quest'offerta è riservata solo a me. Certo, come no. E le marmotte incartano la cioccolata...

9- Ti svelo un segreto, anzi due: più urli, più abbasso il volume. Più scrivi in maiuscolo e in rosso, più leggo in fretta. E meno ricordo.

10- Non ventilare nemmeno l'idea che io sia un idiota a non approfittare della tua fantastica occasione. Ma tu l'hai comprato quello che stai vendendo? Ecco, lo sapevo: siamo in due.

11- Ah, il tuo prodotto è il meglio che c'è? Guarda, la pubblicità comparativa è legale in Italia dal 12/12/2006: usala, e vediamo cosa sai fare. (o almeno rileggi il punto 3).

12- Io la mia mail, il mio numero di telefono, il mio indirizzo, te li dò pure. Ma attento a come li usi, e a chi li dai...

Insomma: prendi un bel respiro, bevi un bicchiere d'acqua, e spiegami con parole tue -quindi semplici- cosa vendi per perchè potrebbe interessarmi. Dai, fai una prova: scommettiamo che funziona?


N.D.A: questo post è rimasto quattro giorni in soffitta. Avevo paura che fosse troppo cattivo. Alla fine lo avrei pubblicato lo stesso, ma la spinta mi è venuta da questo post. Che tratta dello stesso concetto, ma scritto meglio :)
(via)

Ormai di non convenzionale non c'è più nulla



Scopro qui questo video.
In due parole: Marco D'Antona (marketing manager Daikin, di più il suo profilo Linkedin non dice...) illustra la nuova campagna non convenzionale sul web, con testimonial il Mago Forrester.

Immediatamente ricordo un post FB di Maurizio Goetz:

"Il marketing non convenzionale ha rotto le palle" (cit.)

A parte il considerare oggi non convenzionali Youtube e Facebook.
A parte l'uso costante di testimonial.
A parte il cappellino da ferroviere.
A parte che D'Antona non guarda in camera nemmeno per sbaglio.
A parte la frase "l'umorismo intelligente [di Forrest!!!] è metafora di tecnologia (al minuto 3'16'', l'ho riascoltata perchè non ci credevo...)
A parte tutto quello che volete.

Possiamo per favore parlare di marketing che funziona o che non funziona? Che debba far vendere di più, o alzare la brand awareness, o qualsiasi altra cosa. Ma basta chiamare non convenzionale qualsiasi cosa che non sia il "duealprezzodiuno". Davvero.

Chiamatela campagna video sul web, è meglio. E che nessuno si azzardi a tirare fuori l'aggettivo "virale": ancora, la viralità è una conseguenza, se hai fatto una cosa degna di essere condivisa, la viralità arriverà da sola.

Uff... ora basta, torno a fare qualcosa di sano marketing offline: così, per disintossicarmi :)

giovedì 24 febbraio 2011

Nannini pelletteria: bell'esempio sull'utilizzo dei dati personali



Compilo sempre i moduli con cui i negozi ti chiedono i dati personali: ho sempre il sogno che vengano usati per qualcosa, sia anche farti sapere che sono ancora aperti... beh, capita di rado.

Fino a qualche tempo fa almeno una mail per gli auguri di compleanno arrivava, e a volte c'era pure uno sconto per quella giornata. "ci hai lasciato i tuoi dati, ci ricordiamo e ringraziamo" era il messaggio... ma ultimamente nulla, se non probabilmente qualche mail di spam in più perché sei finito in qualche mailing-list-venduta-a-chissà-chi.

Poi nel weekend fai un salto all'Outlet di Castelguelfo, vedi una borsa al negozio di Nannini, ma è macchiata. Peccato, non la prendi.

E ieri all'Ottavatasta arriva questa mail:


Elisa ha recuperato la borsa macchiata, l'ha fatta sistemare, si è ricordata il nome -e di conseguenza la mail- della persona interessata, e le ha scritto.

Brava, davvero. Se un comportamento come questo fosse trasferito a livello aziendale (e magari lo è...) farebbe sicuramente la differenza. Più di una pagina Facebook, di un sito, o di quello che volete.

E' davvero un utopia sperarlo?

venerdì 18 febbraio 2011

Valle a trovare le persone su internet... mica facile, Facebook o no...

Di ricette per usare la rete come strumento marketing ce ne sono davvero tante, ed ognuno pensa di avere quella giusta.
Ok, diamo ragione a tutti, visto che rimango convinto che ogni situazione richieda strumenti diversi.

Spostiamo l'attenzione su qualcos'altro...

Definito l'ambiente su cui voglio operare (Facebook, i blogger, Friendfeed, la rete intera), a chi mi rivolgo?
Basta definire il famoso target group?

Basterebbe, se i collegamenti fra le persone in rete fossero così:


Miro agli utenti "rossi" e bene o male il mio messaggio viene veicolato su tutte le persone che mi interessano. Magari prendo pure qualche "arancione", e la cosa si velocizza.

Il problema è che le persone in rete sono verosimilmente connesse così:


Qui mirare agli utenti "rossi è già più complicato... non sono tutto connessi fra loro! E anche se li prendessi tutti, rimarrebbero fuori i due insiemi viola...

Non importa se la segmentazione qui sopra sia geografica, o di età. Quelle sono le persone che devo contattare, e non esiste un gruppo che sia in contatto con tutti gli altri.

Quindi, ok fidarci delle segmentazioni, ma ricordiamoci che in rete tutto è un po' più segmentato del solito...


PS: e qualsiasi ironia sulle immagini è scontata... :)

martedì 15 febbraio 2011

I colori del marketing, e la compulsività per i colori...


Quando si lavora nel marketing, un po' ci si rovina la vita... un'insegna, un volantino pubblicitario, un questionario non verranno guardati più con gli stessi occhi.
Ogni cosa vagamente nuova (e sto parlando di un colore nuovo sulla copertina del catalogo Ikea, o di un link in più sull'homepage di Google) scatena una curiosità malata.

Così quando esce uno schema come quello qui accanto si cerca di rimanere seri alla scrivania, venendo traditi solo da un leggero incurvamento della schiena verso il monitor, unico indizio di una sensazione pari solo a quella di un alcolista in una distilleria (salvo poi bollare l'argomento come "sonotuttecavolate" alla presenza di chiunque altro :).



E allora ti ricordi di aver notato che per loghi e comunicazioni negli ultimi 2 anno le banche sono passate da un utilizzo del rosso e dell'arancione a dei verdi e degli azzurrini degni solo di una pescheria...


P.S: e se proprio volete bullarvi parlando dell'argomento, datevi un tono con questa citazione di Picasso: "I colori, come i lineamenti, seguono i cambiamenti delle emozioni"




Il tutto arriva da questo post del blog di Tommaso, che non so se ringraziare o maledire per avermi condizionato la giornata...

venerdì 11 febbraio 2011

La preveggenza nelle organizzazioni: la solita storia del prevenire, del curare...

Sì, è un periodaccio: c'è crisi, i clienti non pagano, i prezzi sono depressi, non ci sono ordini... un po' la stessa storia per -quasi- tutti.
Ma oggi parlando con un collega è uscito un concetto che di sti tempi calza a pennello. Una di quelle cose da poster sulla motivazione, che ti ripetono ai corsi, ma che si dimentica proprio quando è necessario applicarla.

Essere attivi nel risolvere un problema è solo metà del lavoro: non serve a molto se non si è proattivi nel cercare di evitarlo il problema, prima che si verifichi.

No, non serve la sfera di cristallo, almeno non sempre.

Un ufficio acquisti prevede se una materia prima arriverà in ritardo
Un commerciale sa che probabilmente non riuscirà a rispettare una data di consegna
Un produttivo immagina che una produzione potrà avere dei problemi

E non fare nulla sperando nella fortuna per poi dire "c'è un problema, non si può fare nulla", è quantomeno criminale.

Certo, informazioni del genere all'interno delle aziende seguono quasi sempre canali informali, altrimenti si corre il rischio di essere considerati uccelli del malaugurio (per non dire di peggio)... Ma è fondamentale che questo flusso esista, giri, generi scambio, venga utilizzato per prevenire.

Altrimenti tutta la comunicazione del mondo non potrà salvarvi la faccia davanti a clienti imbestialiti che se va bene vi tempestano di telefonate, se va male vi rovinano su internet.

Certo, per tutto questo serve quel mito che va sotto il nome di "spirito collaborativo" (o gioco di squadra, o chiamatelo come volete). Che non si crea dal nulla, ma si coltiva con pazienza per tanto, tanto tempo.

Se non ci avete ancora pensato, cominciate da adesso. E' già tardi...

martedì 8 febbraio 2011

Chrysler al Superbowl... mi ricorda qualcosa...

Corre voce che Marchionne abbia seguito la lavorazione dello spot che Chrysler ha mandato in onda durante il Superbowl.

Già trovare in questa sede spot di 2 minuti è strano: di solito siamo sui 30 secondi (e se vi state chiedendo quanto costa, qui la risposta). Ma il concetto che Chrysler sia rimasta un'auto americana (anzi, di Detroit*), beh, passa benino :)

E se è vero che l'ad di Fiat ci abbia messo lo zampino, allora il filo che lega i due spot qui sotto è chiaro:






Ce lo vedo solo io il messaggio comune?


*Detroit è sempre stata la città dell'auto, tanto da chiamare "Pistons" la squadra di basket. Da qualche anno è messa maluccio, e parlare di lusso lì è un messaggio un tantino forte...

mercoledì 2 febbraio 2011

Internet: come fare le cose a modo, e con ordine (che nemmeno mia mamma parla così...)

Scambio di twit fra me e Max Carraro (e complimenti per l'apparizione televisiva :) di qualche giorno fa:


A parte le battute, Max ha centrato in pieno uno dei pilastri di tutte quelle belle cose come on line reputation, social network, crowdsourcing, etc etc...

Il suo elenco è importante quanto l'ordine dei vari punti:

esserci: dare un punto di riferimento a chi vuole parlare con noi e di noi

ascoltare: a quel punto siamo in ballo: prestiamo attenzione a chi investe il suo tempo a dirci qualcosa, facendo sì che quel tempo non l'abbia sprecato.

parlare: farlo solo dopo aver adempiuto al meglio al punto 2, altrimenti le reazioni saranno dalla presa in giro all'ira incontrollata. Due cose che sembrano avere una potentissima calamita per gli spider di Google...

Il passo successivo è da fare offline: agire, senza lasciare che la nostra esperienza in rete rimanga solo tale.

Ultima cosa: è un percorso che non si interrompe. Se decidete di esserci, sappiate che dovrete anche ascoltare e parlare. Ed è l'unico modo per farsi amici i simpatici ragnetti di Google...

martedì 1 febbraio 2011

Ricetta per il design di prodotto: sicuramente incompleta, magari pure sbagliata...

Dopo l'assenza forzata dal blog, riprendiamo le trasmissioni...

...e lo facciamo ripartendo da un post di Quora, l'ultima novità in fatto di social network, sulla differenza fra UI design e UX design (design dell'interfaccia utente e design dedicato all'esperienza di utilizzo).

Come questi due fattori influiscono sulla scelta di un prodotto? Via agli effetti grafici!


Più sale il coinvolgimento necessario all'acquisto, più sale la necessità di curare la user experience: insomma se usare il prodotto mi coinvolge, lo compro (linea arancio).

Ma se il coinvolgimento è tanto, probabilmente sarò disposto a cedere qualcosa sulla user interface: uan cosa mi piace così tanto che la compro, anche se non è comodissima da usare (linea verde).

Ochhio però, che la linea verde non è infinita: c'è un limite di usabilità pratica oltre cui la persona non sarà disposta ad andare. Ed il nostro prodotto potrà essere il più coinvolgente del mondo, ma anche il nostro migliore fan non sarà disposto ad acquistarlo.

Dove finisce la linea verde? Io che ne so, chiedetelo ai vsotri clienti... :)