giovedì 21 aprile 2011

Se la vendita cerca di coinvolgerti "un po' troppo"


Ho bisogno di un divano, forse due. Nel girone dantesco della grande distribuzione finisco anche nel punto vendita Arredissima di San Giorgio di Piano. In rete le opinioni sono discordanti, e non voglio giudicare prodotto e servizio perché io da Arredissima non ci ho comprato. Anzi, qualcosa da comprare l'ho pure trovato, e un giretto in rete fa pensare che siano più i clienti soddisfatti che quelli che hanno avuto problemi (e vista la cronaca è già una notizia). E' il metodo di vendita che mi ha lasciato perplesso...

La fredda cronaca:

- Entri nel punto vendita e ti fanno attendere: all'esposizione si accede solo accompagnati da un "consulente d'arredo".

- Il consulente chiede a cosa sei interessato, e ti mostra solo quello: io ho visto i divani, e non ho idea per esempio dei letti che hanno. Magari sono bellissimi e ne avrei pure comprato uno. Ma non lo so...

- Ho visto un bel divano. Ma proprio bello. Vengo accompagnato quindi fuori dall'esposizione e mi accomodo in quello che Dilbert definisce "cubicolo".

- Mi viene specificato che quel giorno io non posso comprare nulla: mi viene fissato un appuntamento di lì a 2 settimane per stilare un preventivo. In realtà il consulente ha insistito alla morte per fissarlo una settimana dopo, ma che ci posso fare se sarò fuori Bologna?

- Mi consegnano un "pass unico" (nella foto) per accedere al negozio il giorno dell'appuntamento. Puzza di inutile: ho l'impressione che anche dimenticandolo non mi lascerebbero fuori...

- Mi viene spiegato che il giorno del preventivo dovrò decidere se acquistare o no. Possibilità unica. Dopo non si sa cosa succederà. Immagino che il preventivo perda di valore, perché il divano è in promozione ancora per pochissimi giorni.

Arredissima scusa, ma fatico a crederci. Magari è vero, non dico di no, ma il tutto sa di quei percorsi obbligati studiati da grandi esperti di vendita che dovrebbero condurre il cliente all'acquisto. Ed il percorso non è modificabile, e questo mi dà un po' di ansia. Non mi sento ascoltato, non mi dai nemmeno l'impressione di decidere qualcosa, ma mi inserisci in una montagna russa che invece di convincermi a comprare non mi dà fiducia.

Scusa ancora Arredissima, non credo verrò all'appuntamento, o forse sì: lo comunicherò all'assistente che mi telefonerà pochi giorni prima per confermarlo. La quale mi darà ancora la stessa sensazione: il processo di vendita lo conduci tu, io lo subisco. E mi metti ansia...

giovedì 14 aprile 2011

martedì 5 aprile 2011

Scrivi per il web come scriveresti un cartello stradale

**NDA** l'idea del titolo mi è venuta a pagina 15 del libro "Don't make me think" di Steve Krug. A dirla tutta 50 pagine dopo lui usa le stesse parole. Giusto per non atttribuirmi idee non mie, anche se mi sono venute qualche pagina prima... :)



Il bello di un blog moderatamente generalista è il poter scrivere di più cose, senza avere remore verso chi legge. E allora oggi ci si butta sull'usabilità dei siti internet.

C'è un concetto che mi gira in testa da un po', e oggi l'ho sintetizzato. Nasce tutto dal libro di Steve Krug "Don't make me think". L'ho appena cominciato, ma nelle prime pagine recita più o meno "le pagine internet non si leggono: si scorrono".

Quindi come vanno scritte? Di solito si ovvia copiando e incollando testi scritti per altre intenzioni: brochure, comunicati stampa, volantini, cataloghi (che poi vengono scorsi anche questi, ma è un'altra storia).

Vediamola così:

"scrivi per il web con lo stesso stile con cui si scrivono i cartelli stradali"

Internet è un'autostrada: tutti vanno veloci, soffrendo di "clic compulsivo". Inutile voler trattenere chi naviga sul nostro sito qualche minuto in più: se ne andrà prima. Se lui va veloce, diamogli uno strumento adatto alla sua velocità: oltre a fargli un favore, visiterà più pagine. Per assurdo, facendo andare il navigatore più veloce resterà più tempo sul nostro sito. E acquisirà più informazioni.

Il web non si rallenta: se non si sta alla sua velocità -e a quella di chi lo usa-, semplicemente si verrà ignorati.


La foto è di justmakeit

venerdì 1 aprile 2011

Registro delle opposizioni: un po' di chiarezza comunicativa no?


Lo spot sopra promuove il Registro Pubblico delle Opposizioni: nome agghiacciante per definire una lista che esclude gli iscritti da operazioni di telemarketing (la telefonata della domenica mattina che ti offre di comprare del vino al telefono, per capirci...)

Mantellini osserva che lo spot termina con lo slogan "uomo registrato un po' meno informato".

Il bello è che pochi secondi prima appare il "vero" slogan dell'operazione, che è "informato e non disturbato".

dopo averli sperperati a destra e a manca ormai i miei contatti sono in ogni banca dati del mondo occidentale, ma se questo spot dovesse aiutarmi a decidere, un po' di confusione l'avrei. Su ragazzi, decidetevi... :)