lunedì 30 giugno 2008

E se le conversazioni sono inutili?

Da un post di Maurizio Goetz arriva la segnalazione di una presentazione di IntelligentMomentum:



I punti secondo cui molte conversazioni servono a poco sono centrati: ma trascurando l'information overload (di cui tanto si è parlato), mi interessano due punti.

1) "most people prefer to be given the answer, than to have a long conversation
that allows them to discover the answer"
: la pigrizia e la poca voglia di responsabilità a volte costringono a diventare degli esecutori, piuttosto che persone che comprendono ciò che fanno e perchè lo fanno (figuriamoci poi diventare innovatori).
(avete presente quelli che sorridono sempre, rispondono sempre "sì", non chiedono mai "perchè", raro che non propongano qualcosa che non sia una banalità? Ecco, quelli...)


2) "most people aren't listening to you, they're more concerned about what
they're going to say next"
: affrontare un discorso non con la voglia di comprendere le ragioni dell'altro, ma per affermare le proprie
(avrete presente persone che interrompono l'altro, cominciano le frasi con "sì però...", ripetono mille volte la stessa cosa...)

Sono due trappole in cui è troppo facile cadere. E se per la seconda la soluzione è "ascoltare" (sì, si torna sempre lì...), per la prima ci ha visto giusto Albert Einstein*:

“Anyone who has never made a mistake has never tried anything new.”


* l'ho sparata un po' troppo grossa, lo so. Ma la domenica siamo tutti un po' più carichi...:)

venerdì 27 giugno 2008

Blog Vs. Twitter


Alla fine anche io sono arrivato a twitter.

Lo chiamano "microblogging": per qualche giorno mi sono limitato a leggere persone di cui già seguo il blog, ma piano piano ci sto prendendo confidenza.

La scoperta è che lo spazio limitato non toglie nulla a certi interventi.

Allora mi è venuta in mente la campagna "think small". Poi il libro di Seth Godin, "small is the new big" (sull'argomento anche un post).
Con tutti questi indizi non è che la forma del blog stia andando in crisi? Proprio adesso che ho cominciato io?
No, per fortuna.

Il microblogging ha il vantaggio di concentrare il concetto, togliendo il superfluo.

Il blog fa più coreografia, certo, e ha due vantaggi: link e commenti.
Non espone solo un'idea, ma una "rete di idee", che stimolano il post (link) e lo fanno evolvere (commenti).

Possono essere complementari, viaggiare in parallelo.

(Certo che se Twitter dà la dipendenza come il blog potrei avere qualche problema...:) )


Foto di blog.jmc.bz

giovedì 26 giugno 2008

Le voci corrono...


Lo so, di questo ho già scritto, ma non conto più le persone che mi parlano male del proprio posto di lavoro. A volte è solo una critica circostanziata, a volte si sfiora la situazione tragica. E risulta chiaro che se le cose fossero migliori ne godrebbe in primo luogo l'azienda stessa. Ma non si può dire, altrimenti si viene additati come quelli che criticano sempre (e magari portano pure sfiga).
Se va bene si viene solo crocifissi in sala mensa.

Salta all'occhio come l'internal marketing sia un'utopia (a meno che non significhi un bel corso motivazionale, tenuto da consulenti pagati a peso d'oro, che cercano di convincerti che "il lavoro è il tuo hobby perchè ti piace farlo*": ma siete matti?)

Prima di ascoltare fuori dall'azienda, bisogna essere pronti ad ascoltare dentro.
Anche perché avere dei dipendenti persone che parlano bene del posto in cui lavorano è importante, soprattuto in Italia dove molte imprese sono fortemente territoriali (e le voci corrono).
La "cassetta dei consigli anonimi" non serve a nulla: solo a farsi il sangue amaro pensando "chi ha detto questo di quello".

Bisogna cambiare mentalità. Umiltà e orecchie aperte. Chi lo spiega all'imprenditore medio italiano?


*ci hanno provato, giuro...

Foto di akav

mercoledì 25 giugno 2008

Una guida per i blogger


Una guida gratuita (scaricablie qui) pensata per chi scrive in rete -in particolare sui blog-, al fine di evitare problemi (visto anche il recente passato).
Essendo fatta da un blogger, che è pure avvocato, direi che c'è da fidarsi. E onestamente, se ne sentiva il bisogno...

PS: gli ho dato una scorsa veloce, ma sembra decisamente precisa ed affidabile (io però ho studiato economia...)


via

Da che parte vanno i blog?


threaddirection
Originally uploaded by DiscoWeasel
Sono i commenti a costituire la conversazione.
Qualsiasi fosse la direzione originale di un post, sono le persone che leggono e dicono la loro ad essere la parte più interessante di un blog.

In un mondo perfetto tutte le aziende avrebbero capito questo meccanismo, e lo avrebbero sfruttato a loro vantaggio. Mica che debbano tutte aprire un blog, ma dare la possibilità alle persone di parlare, e mettersi in ascolto... sarebbe un buon inizio, ecco...

Foto da DiscoWeasel

martedì 24 giugno 2008

Il vaccino contro i virali



All' OMMA Social di New York si è levata qualche voce critica nei riguardi del viral marketing. Greg Verdino*, Adam Broitman* e David Berkowitz*, in maniera più o meno colorita hanno dichiarato di non sopportare l'aggettivo "viral" associato alla comunicazione.

L'impressione che serpeggia da qualche tempo trova le sue conferme: come tante cose il viral era ottimo (e funzionava) nelle sue prime apparizioni (questo rimane il mio preferito fra i video). Poi si è inflazionato, proposto come l'uovo di colombo dalle agenzie senza pensare al target, al prodotto, a cosa era meglio comunicare.

Ragionando, per funzionare un viral deve soddisfare almeno una o più delle seguenti caratteristiche:

- aumentare le vendite

- aumentare la brand awareness (scusate l'inglese, ma a quest'ora la traduzione italiana mi prenderebbe tre righe)

- stimolare la conversazione

Ho grossi dubbi che i viral che spuntano come funghi diano un vantaggio competitivo su uno dei tre punti qui sopra. E' già difficile comprendere i meccanismi secondo cui un virale si diffonde, figuriamoci controllarli e replicarli.

Magari è più utile proporsi sul mercato, ascoltare, rispondere, condividere, e se un'idea è veramente buona, il viral-buzz-wom partirà da solo, e funzionerà perchè generato dalle persone, non dalle aziende.


*blog fortemente consigliati

Foto di Marshall Astor

P.S: ma le dieci visite di ieri dalla Grecia di chi erano? Curiosità da blogger novello...

lunedì 23 giugno 2008

Elemanco chiude...

Se è vero che marketing e comunicazione passano spesso e volentieri dal design, allora questo è uno dei blog di riferimento sull'argomento. Chiude. E mi auguro come Gianluca che qualcuno si faccia avanti, per sostenere un pezzo di rete che di conversazioni ne stimola tante...

VoIP for dummy companies -from Microsoft-


Microsoft ha avviato in Italia un'iniziativa per spiegare alle aziende come funzioni il VoIP: due sale nella sede di Milano dove "provare" tutto il materiale disponibile in questo campo.
Alla domanda sul perchè questa iniziativa abbia preso il via nel nostro paese, Enrico Bonatti -direttore della divisione Information worker di Microsft Italia- ha risposto "Perché consideriamo il nostro paese tra quelli con i maggiori margini di crescita nella comunicazione unificata". Come dire che come al solito siamo gli ultimi arrivati...

Rimane il fatto che iniziative come questa possono portare le aziende italiane ad interfacciarsi sempre più con la rete, a capire tutte le cose che si possono fare meglio e più in fretta, e magari spendendo pure meno...

Come la rete può contribuire a migliorare la comuicazione dentro e fuori l'azienda, in tutte le sue fasi e declinazioni? Chi in un'azienda è nella posizione di porsi questa domanda, lo faccia...

via

Pic by The Eggplant

venerdì 20 giugno 2008

77 anni e non sentirli...


Phlip Kotler è nato nel 1931. E quando leggi il resoconto dell'ottimo Massimo Carraro sull'incontro di ieri al Politecnico di Milano salta all'occhio una delle prime frasi:

Some time ago, a CEO asked me to sign a book. I looked at it and… didnt’t sign it. It was a book I wrote in 1967, I refused to sign it!
I asked him “do you like the chapter on the Internet?”
(risate)
He said: “Are you trying to sell me a new copy?”
I’m just saying to you one thing: “marketing changes”.


Ok, il marketing lo ha inventato lui, ma bisogna dire che si tiene aggiornato: passare dalle "quattro P" a parlare di internet, WOM, conversazioni, vuol dire avere ben chiaro il centro del problema.
I principi del marketing non cambiano, ma ciò che si evolve è l'insieme degli strumenti che sono a disposizione. Perchè il marketing prima di tutto serve a vendere:

Marketing, at first, really meant selling. A fancy name for selling.

P.S: lo stop al blog è stato dovuto ad una trsferta di lavoro, a due hotel con connessioni finte, ed al fatto che la sera a Barcellona è difficile rimanere in camera a bloggare...

Picture from iDream_in_Infrared

mercoledì 11 giugno 2008

La tessera mancante del mosaico

Chi si ricorda una reazione tanto massiccia da parte dei blog?
Della vicenda Mosaico ne hanno già parlato in tanti, in vari modi: sintetico, propositivo, brand oriented, interrogativo, virale. Chi addirittura vede nella vicenda nuove [mini]opportunità.

E quest'ultim approccio mi trova d'accordo. Questa vicenda ha avuto una diffusione virale che nessun buzz organizzato e voluto avrebbe sperato.
Non sto pensando che le aziende si debbano inventare finte proteste, o addiritture finte cause da intentare ai clienti, per poi arrivare e risolvere il tutto facendo bella figura.
Penso solo che per andare al di là delle quattro s del marketing si debba ripensare a quali corde toccare, cosa comunicare alle persone, quali sentimenti incoraggiare.
Andare on line non è abbastanza, farlo bene è difficile. Essere efficaci è tutta un'altra storia...

p.s: sù Mr. Mosaico, lasciamo stare sta cosa della denuncia, perchè lo ha detto lei che vuole il 99% dei clienti soddisfatti.

domenica 8 giugno 2008

Opinion matters...


Dal blog di Greg Verdino salta fuori la segnalazione dell'iniziativa di Noah Brier denominata "Brand Tags": una pagina web propone marchi a caso fra i più popolari, ed è possibile commentarli con una parola, una frase.
Il punto, traducendo Marty Neumeyer, è che "un brand non è quello che dice l'azienda, ma quello che dice la gente" (non i clienti, e nemmeno i consumatori...).

Per questo voglio vedere aziende che smettano di dichiararsi on e off line "leader del settore" (quale? chi l'ha deciso? su quali parametri?), e che comincino ad ascoltare cosa le persone pensano di loro.
Vogliamo chiamarlo metaforicamente uno "scendere in piazza"? Ascoltare (con attenzione), rispondere (con sincerità), chiedere scusa quando si sbaglia (in prima persona), e prendere i complimenti meritati (degli altri, non autoreferenziali).
Le sorprese potrebbero essere tante, sia positive che negative: ma finchè non ci si prova non si può sapere...

Pic by KasLange

email for dummies... translated!


Sent to me via email
Originally uploaded by Simon Davison


**messaggio pubblicitario: se sei arrivato su questo blog per la prima volta magari lo trovi interessante e vuoi seguirlo per un po': iscriviti ai feed di ottavotasto (o alla newsletter) nella colonna di destra. The easiest way to stay tuned! (aut.min.rich.)**

Raccolta la sfida del blog il mestiere di scrivere, su un post del solito Seth Godin: 36 consigli per scrivere una mail in vero "permission style".
Di seguito la traduzione, spero decente (vale la pena leggerli tutti per arrivare all'ultimo...)

1- La sto mandando ad una sola persona? (se sì, salta al punto #10)
2- Se la mando ad un gruppo di persone, ho pensato a chi è compreso nella lista?
3- Sono in “copia carbone nascosta”? (o tutti possono leggere gli indirizzi di tutti?)
4- Ogni persona della lista ha acconsentito a ricevere l’email? Non genericamente, ma in maniera specifica
5- Quindi significa che se non gliela mando, chi non la riceve sarà contrariato di ciò?
6- Vedi #5: togli dalla lista chi non protesterà per non averla ricevuta
7- Questo significa che mandare un’ email standard ad una lista di bloggers solo perché hanno un blog, non è ok
8- A parte: definizione di permission marketing: messaggi annunciati, personali e rilevanti mandati a persone che vogliono riceverli. Nulla che riguardi te ed i tuoi bisogni come emissario. Magari niente che riguardi il mio business, ma ti faccio solo sapere quello che penso (e come si sentono i tuoi clienti potenziali)
9- L’email è indirizzata ad una persona reale? Se è così, serve avere una notifica di avvenuta lettura? (se no, disattiva l’opzione)
10- Ho mai intrattenuto corrispondenza con questa persona?
11- Davvero? Hanno già risposto a una mia mail precedente? (se no, riconsidera il fatto di mandargli un altro messaggio
12- Se la mail è un invito, e sicuramente è gradito, non è spam, allora non mi devo scusare. Se devo scusarmi, allora è spam, e mi prenderò il marchio di “rompiballe” che merito
13- Sono arrabbiato mentre scrivo? Se è così salvo la mail nelle bozze e la riprendo dopo un’ora
14- Potrei risolvere tutto in maniera migliore con una telefonata?
15- Ho messo il capo in copia carbone nascosta? Se è così, che succederà se gli altri riceventi lo scopriranno?
16- C’è qualcosa in questa mail che non vorrei far leggere alla polizia, ai media o al mio capo? (se è così, clicca “cancella”)
17- C’è qualche parte scritta tutta in maiuscolo? (se è così, considera di cambiarla)
18- È scritta in nero e con una dimensione di carattere normale?
19- Ho inserito alla fine i miei contatti? (se no, considera di aggiungerli)
20- Ho inserito la frase “salva il pianeta, non stampare questa mail (se è così, cancellala e cerca lavoro come guardia forestale o come assistente di volo)
21- Posso accorciare questa mail?
22- C’è qualcuno che riceverà questa mail in copia che può essere escluso dalla lista?
23- Ho allegato file molto grandi? (se è così, cerca su google “inviare file grandi” e considera le opzioni)
24- Ho allegato file che sarebbero più utilizzabili in formato pdf?
25- C’è qualche :-) o altre faccine? (se è così, ripensaci)
26- Sto inoltrando la mail ricevuta da qualcun altro? (se è così, se sarebbe contento se lo sapesse?
27- Sto inoltrando qualcosa riguardo la religione (la mia o quella di qualcun altro)? (se è così, cancella)
28- Sto inoltrando qualcosa riguardo virus, beneficenza o altre potenziali bufale? (se è così visita snopes e controlla se sono vere)
29- Ho cliccato “rispondi a tutti? Se è così, controlla che ogni persona della lista desideri leggere la mail
30- Sto citando il testo originale in maniera utile? (mandare una mail sono ler dire “sono d’accordo” non è molto utile)
31- Se questa mail è indirizzata a qualcuno come Seth, ho controllato di conoscere la differenza fra “its” e it’s”? controlla la grammatica
32- Se sto mandando un comunicato stampa, sono veramente sicuro che chi riceve sia contento di averlo? O sto solo sfruttando il “vantaggio asimmetrico” della mail - mandarla non costa nulla, leggerla o cancellarla è un investimento di tempo- ?
33- Ci sono piccole creature animate alla fine della mail? Adorabili animaletti? Specie in via d’estinzione?
34- Bonus: c’è una lunga avvertenza legale alla fine della mail? Perché?
35- Bonus: l'oggetto rende semplice capire cosa è contenuto, e rende facile l’archiviazione?
36- Se dovessi spendere 42 centesimi per mandare questa mail, lo farei?


Pic from Simon Davison

Dare moneta, comprare I Phone...


Unlucky
Originally uploaded by leithold
Luca de Biase respirava aria di sfiducia alle prime indiscrezioni sugli accordi fra Tim ed Apple per l'I Phone in Italia.
Dopo questo articolo sul sito de Corriere la sfiducia si trasforma in certezza: in Spagna il cellulare cupertiniano verrà venduto a circa 90 euri.

In sostanza Telecom ha rifiutato l'accordo standard che Jobs ha concluso con le altre compagnie: avere garantita una percentuale sul flusso dati generato dagli Iphone. In cambio però di un prezzo più alto di vendita.

Aspettiamo il prezzo definitivo in Italia, ma non sarei tanto ottimista...

venerdì 6 giugno 2008

Coerenza nella comunicazione, prima di tutto

Si parla tanto di "coerenza" fra le strategie di comunicazione... e poi si vede mr. coda lunga che organizza "incontri riservati*" per promuovere il suo libro "Free, why $ 0,00 is the future of business".

Il libro parla dell'importanza che ricopre l'offrire servizi e prodotti gratuiti oggi.

L'incontro (scontato di 450 €) costa € 1.200.

Non c'è che dire, quando uno è coerente...

via

* nel suo post Maurizio Goetz si chiede il senso di invitare chi si svena ogni giorno sui social media ad un incontro privato... ma questa è un'altra storia...