lunedì 29 ottobre 2012

Condanna per cattiva comunicazione

Nasce tutto da questo messaggio su Friendfeed di Yeridiani



Che qulche giorno fa cita questo articolo.

In sostanza:

- una settimana prima del tragico terremoto a L'Aquila si riunisce -chiamata dalla Protezione Civile la Commissione Grandi Rischi: c'è uno sciame sismico in atto, e chiedono a loro se la cosa può degenerare o andrà affievolendosi.

- Segue conferenza stampa in cui si dice di stare tranquilli, lo sciame sismico andrà man mano ad indebolirsi.

- Ad una settimana esatta, segue terremoto.

- Segue denuncia, processo e relativa condanna a 6 anni. Non per la mancata previsione del terremoto (impossibile da farsi), ma perché si è dato per certo che lo sciamo sismico andasse in attenuazione.

Ora, che succeda una cosa del genere -l'attenuazione- non è sicuro, "soltanto" molto probabile. Cioè in genere succede, ma può anche darsi che finisca con una scossa. Grossa. Come poi è successo.

Non voglio entrare nel merito della sentenza: ammetto di non aver letto più di quello che vedete linkato qua, e i condannati sono innocentifinoalterzogradodigiudizio.

Quello che mi interessa che questa è veramente la prima condanna di cui sento per cattiva comunicazione. O almeno non completa.

Anni fa mi ero occupato di striscio della comunicazione scientifica: quanto di più freddo e noioso possa esistere. Ma in questo caso non si tratta di rendere più accattivanti dei dati, si tratta di dare un'informazione completa su tutte le possibilità che possono accadere. Tutte.

No, non è un post su come pararsi il c*#o nelle comunicazioni ufficiali, su come dire tutto e niente per poter poi dire "ma io intendevo che...".

Qui si tratta di mettere sul tavolo tutte le possibilità che possono verificarsi, anche le meno probabili.

Perché quando si devono comunicare qualcosa -qualsiasi cosa- ci si prende la responsabilità di quello che si dice e di quello che si può causare con quello che si dice. E si agisce di conseguenza.

Il sospetto -e solo quello, lungi da me accusare qualcuno- qui è che si sia pensato prima alle conseguenze, e poi si sia deciso cosa dire. Si è ribaltato il giusto processo comunicativo.

Le conseguenze non devono influenzare "cosa" si dice, semmai il "come" si dice. E se si sa che si causeranno delle conseguenze, ci si prepara prima. Che poi non è che sia sempre facile, ma alla fine, essere ordinati dal punto di vista comunicativo paga...

mercoledì 17 ottobre 2012

Organizzare una riunione: giusto due o tre cose...


Di roba su come fare una riunione in rete se ne trova già tanta: presentazioni, pdf, post... e tutti più o meno ricalcano la stessa linea. Sarà perché devo ancora trovare qualcuno a cui piaccia partecipare alle riunioni... :)

Dopo un po' che cercavo però mi sono accorto che quasi nessuno mette a fuoco qualche punto che dell'importanza ne ha: provo a riassumerli in ordine sparso e vediamo che ne viene fuori.

- Posso fare a meno di indire la riunione?

Mica parliamo di niente: ok, gli obiettivi devono essere chiari, a seconda di come sistemo le sedie stimolo o meno la partecipazione... ma se la riunione è inutile, stiamo parlando di niente.
Le riunioni possono avere due scopi: o comunico qualcosa, o comunico qualcosa e voglio sapere il parere dei partecipanti.

Ammesso che nel primo caso quasi sempre basta una mail, se ci limitiamo a fare riunioni solo nel secondo caso ecco che il numero di incontri cala drasticamente. Di conseguenza cala anche il numero dei partecipanti: faccio intervenire solo chi è interessato e ha qualcosa da dire.

Quindi pochi incontri, con poche persone, e brevi: così saranno decisamente più utili.

In alternativa ci sono altri modi di comunicare: l'ordine dovrebbe essere
-contatti (mail, telefono...)
-colloqui (1vs 1)
-affiancamenti (eseguiamo insieme un dato compito che poi dovrai fare tu)
-riunioni

Quindi o ci interessa il confronto con i partecipanti, o scegliamo un modo diverso per comunicare.


- E' fondamentale moderare gli interventi

Se la riunione è un confronto, il rischio è che i partecipanti si allontanino dall'argomento prefissato.

Ogni intervento che non sia un contributo a ciò di cui si sta parlando va soppresso sul nascere, rimandando la discussione ad altra sede. Gentilmente, ma con fermezza.

Quelli bravi riescono a condurre una riunione portando tutti alla conclusione che vogliono, ma questa è un'altra storia... :)

- Dimmi prima di cosa parleremo. Dimmi dopo cosa abbiamo deciso

Se si vuole una partecipazione attiva e propositiva di tutti, serve un ordine del giorno preciso, almeno un paio di giorni prima della riunione. Così arriviamo tutti preparati e pronti a dare il proprio contributo alla discussione. Argomenti improvvisati o interrogatori non servono a nessuno. Davvero.

Dopo la riunione mettiamo tutto quello che si è deciso in una mail ed inviamola agli interessati (anche se non hanno partecipato). Non sia mai che dopo un mese arrivino frasi del tipo "ma io avevo capito che..."

- Pianificare la riunione per tempo

A una riunione devono essere presenti tutti gli interessati. Se però la convoco due giorni prima sarà dura che nessuno abbia impegni precedenti.

Nei limiti del possibile stabiliamo la data a seconda della routine lavorativa dei partecipanti: qualche giorno per chi lavora in ufficio, un paio di settimane prima (o anche più) per chi ad esempio va in missione all'estero. In questo caso magari informiamoci sugli impegni precedentemente presi dai partecipanti: un calendario condiviso può fare miracoli!


Poi di consigli ce ne sono tanti altri: solo un giretto fra i risultati di Google vi può dare un'idea. Ma è su questi tre che -per esperienza personale- di solito casca l'asino...



La foto è di Simon Greig







domenica 14 ottobre 2012

Piccolo sfogo sulla comunicazione. Poi si torna a lavorare...


Chi glielo dice a “quelli della pubblicità” che non ci incantano più se non dicono la verità?

Spiegategli che ormai sappiamo che un sapone per mani non idrata la pelle.

Che un detersivo non lava più bianco.

Che sappiamo benissimo chi miagola fra un cane ed un gatto, ma non vi manderemo un messaggio con la risposta per trovarci abbonati a sfondi e suonerie.

Che più il testimonial è famoso, meno ricorderemo il prodotto.

Che nemmeno le donne nude funzionano più tanto, da quando si usano anche per il silicone (quello per sigillare, non per le protesi…).

Impareremo presto anche che se è vero che un pieno di gpl costa 15 euro, poi non faccio gli stessi chilometri che con un pieno di benzina. Insomma risparmio, ma giusto un po’ più che con il diesel.

 Stephen Leacock ha scritto che "la pubblicità si può descrivere come la scienza di fermare l'intelligenza umana per il tempo necessario a spillare quattrini"

Bene, da un po’ di tempo questo tempo si sta allungando. O mi dici qualcosa che mi interessa sapere, o ti dimentico.

Insomma, la pubblicità, o meglio la comunicazione in genere deve ricominciare dalle basi e dire cosa A fa meglio di B. O nei casi migliori cosa A fa che B non pensa nemmeno sia possibile fare.

Gli aggettivi stanno sempre più perdendo importanza verso nomi e verbi.

Mettiamo un punto e andiamo avanti, che ce n’è bisogno...



Nda: Questo è uno sfogo, scritto di getto, quindi non ha link. So che non si fa, ma per una volta perdonatemi J

E per dirla chiaramente, non sono assolutamente convinto che la pubblicità non funzioni più, o che sia morta. Solo che prima si cambia stile, prima (ri)comincierà a funzionare meglio…