venerdì 30 luglio 2010

Scegliere per le persone o con le persone?

"penso che le aziende abbiano bisogno di consulenti che diano soluzioni dal loro punto di vista e non solo da quello del “konsumatore”."
Post di due righe sul blog di Marco, che mi ricorda una questione -per me- ancora aperta.
Il consumatore sa quello che vuole? Chiamatelo "signora Maria", "casalinga di Voghera" o "idraulico di Urbino". Sono da ascoltare come vangelo ed accontentare in tutto, o vanno presi per mano e guidati lungo strade di cui nemmeno sanno l'esistenza?

Mica roba da poco: se devo lanciare un nuovo prodotto lo faccio in 10 colori e lascio che scelgano le persone, o scelgo io, faccio 2 colori e faccio passare il messaggio che il-mercato-chiede-questo?

Seguire le indicazioni degli early adopter può facilitare la vita, ma si distacca dalla pratica che va per la maggiore nel b2b: chiedo ai 3 clienti importanti che ho, e gli altri si adattano.

La conversazione in rete serve, ma ho l'impressione che il maggiore vantaggio sia quello di far sentire le persone ascoltate. Il problema invece può essere interpretare la quantità di informazioni e idee che vengono da chi collabora.

Lo so, dipende sempre dal prodotto, dal mercato, dal momento, dalle risorse a disposizione... Ma è un tema che va tenuto presente. Se non sempre, il più spesso possibile, anche solo per confermare -o cambiare- una scelta.

mercoledì 21 luglio 2010

Standaridzzare l'eccellenza: quando anche in cucina si impara del marketing...


Rimanendo sugli spunti che arrivano da altri settori, qualche tempo fa ho conosciuto un cuoco* ad un corso di “project cooking”.
Una frase dello chef mi è rimasta impressa:

"standardizzare è sempre un vantaggio, ma non deve essere sinonimo di bassa qualità. Bisogna standaridzzare l'eccellenza"

Standardizzare l'eccellenza: figo no?

Scordarsi che lo standard debba per forza essere un pezzo di plastica pressofuso venduto in un supermercato a 99 centesimi: può anche essere la portata migliore di un ristorante. Anzi, un piatto per un ristorante deve essere standard: non importa se cambiano le materie prime, o se fa troppo caldo: se fai mangiare male un cliente lo perdi. E se poi questo lo dice a Google i danni sono calcolabili solo a posteriori :)

Ma se può essere standard un tortellino (che per me rimane uno dei migliori prodotti mai concepiti da mente umana), allora si può fare -quasi- con tutto!

Implementare le procedure che mirano ad offrire un servizio/prodotto il migliore possibile. Fare le cose come si deve, insomma. e non è detto che costi di più: a volte può bastare razionalizzare un processo, impiegare meglio le risorse, risparmiare tempo su una cosa ed impiegarlo nel controllo di ciò che si è fatto.
Fino al momento in cui in condizioni normali (o anche in emergenza) si ottenga sempre un prodotto di livello alto. Senza compromessi.

Piccolo suggerimento: evitare di usare la frase "si è sempre fatto così": sarebbe un ostacolo quasi insormontabile...


* Michele Cocchi sul sito "idea in cucina" offre anche il servizio "ristorante a domicilio: il miglior modo per far finta di saper cucinare... :)
Ah, dimenticavo: anche la foto è di una sua creazione...


giovedì 15 luglio 2010

La Cina è vicina? Fra un po' ci sorpassa. Di nuovo...

Marco Massarotto ha passato un po' di tempo in Cina, ed ha scritto un post sulla mancanza di brand nel sistema di mercato cinese.

In parole povere, una delle maggiori potenze economiche del mondo nel suo mercato interno ha una predominanza forte di brand stranieri (che non vedevano l'ora di mettere le mani su un mercato con quei numeri), mentre all'estero è percepita come fotocopiatrice di altre marche, con copie più o meno riconoscibili.
Pochi i marchi cinesi che vanno controtendenza, affermandosi a livello internazionale.

Tralasciando l'osservazione di marco -peraltro giusta- che "i cinesi le marche occidentali se le comprano", penso a come sia cambiato il processo di costruzione del marchio negli ultimi anni:

Prima:
ho un prodotto, costruisco il mercato, e gradualmente investo per promuovere un marchio che è conosciuto, magari in una nicchia, ma una sua forza già ce l'ha.

Adesso:
Ho un prodotto, cerco di costruire il marchio con investimenti promozionali per far partire le vendite.

Con il mercato interno che la Cina ha, la mia impressione è che pian piano cominceranno ad esportare marchi che un loro fatturato già lo muovono. E questa mi sembra una tattica sana. Fra qualche tempo riusciranno pure a cambiare il percepito di bassa qualità che ora abbiamo dei prodotti cinesi. Del resto molti -tutti?- prodotti Apple vengono già da là.

Nel futuro prossimo, anche per la crisi, sarà necessario ripartire dal prodotto. E se questo avrà il sacrosanto vantaggio competitivo allora i metodi e le risorse per promuoverlo arriveranno.

Sempre che la Cina non ci superi ancora una volta, anche in questo...


L'immagine è di jplust