martedì 27 novembre 2012

Ogni arte è una menzogna che dice la verità

La frase del titolo è di Pablo Picasso (seppur si trovi in mille versioni diverse...), e se sostituiamo "arte" con "pubblicità", "promozione", abbiamo di che parlare.

Sì perché che si tratti di un sito, di un catalogo o di uno spot televisivo, un po' di "libertà interpretativa" nel presentare i prodotti ce la possiamo prendere.

Possiamo correggere le foto per farle apparire più reali (o anche un po' più belle, dai... :)

Possiamo presentare un prodotto in un ambiente virtuale, realizzato al computer

Possiamo usare quei piccoli trucchi che permettono di presentare meglio quello che poi dobbiamo vendere. E se appare più bello, il prodotto si vende meglio. Tutti d'accordo, giusto?

Quello che non andrebbe fatto è arrivare al mentire spudoratamente. Perché arrivare ai livelli del Tubo Tucker non è così difficile.

Non serve poi dire che un prodotto fa quello che invece non fa. Basta presentarsi come leader del mercato. O presentare servizi che poi nella realtà non vengono erogati. O vantare un'assistenza clienti pronta e reattiva, che magari ti lascia mezz'ora in attesa e poi non è in grado di risolverti il problema.

Bene, lanciamo un'idea: le risorse investite per questo tipo di promozione, investiteli nel creare davvero i servizi ed i prodotti che volete pubblicizzare.

Poi se alla fine non ci saranno i soldi per la promozione, poco male: un prodotto che funziona, un'azienda che fa quello che promette alla fine viene fuori, si distingue dalle altre.

Passaparola, buzz, chiamatelo come volete:

lunedì 19 novembre 2012

Una bustina di marketing, semplice semplice...

Sono anni che voglio scrivere questo post, poi me lo dimentico e passo oltre.

Ma oggi al bar ho visto una cosa che me lo ha ricordato. E mi ha convinto che ho ragione.

La foto è questa:



Possibile che negli ultimi anni le bustine di zucchero abbiano colori che non fanno distinguere il semolato da quello di canna o dal dolcificante?!?

Immagino che al centesimo che chiedesse lumi su quale fosse lo zucchero "normale", la barista esasperata abbia avuto l'intuizione di mettere un biglietto.

Ok, ammettiamo che la bustina di zucchero sia un veicolo di marketing fenomenale, del quale non si possa fare a meno. che debba riprendere assolutamente la marca del caffè. Benissimo, ma il packaging deve essere chiaro.

Per farvela semplice:

bianco = zucchero normale

marrone = zucchero di canna

blu = dolcificante

Se non capisco cosa c'è dentro è tutta fatica sprecata: non dico di tornare alle bustine con le anatre sopra (le ricordate?), o optare per un total white.

Ma almeno farmi capire alla prima occhiata cosa sto mettendo nel cappuccino, questo sì lo pretendo.

Altrimenti il marketing ostacola la funzione. E fidatevi: perde davvero ogni utilità.

mercoledì 14 novembre 2012

Marketing intelligente: un nuovo gruppo di Linkedin di cui si sentiva tantissimo bisogno :)

Ok, lo so: nulla di meno originale: un nuovo gruppo Linkedin, che peraltro trovate a questo link.
E' che a pensarci, e parlando con chi Linkedin lo usa davvero, mi è venuto il sospetto che quel social network raccolga persone che con blog, friendfeed e roba simile non ha molto a che fare.

Quindi ecco pronto un nome:

"marketing intelligente"

un logo...


e la solita voglia di condividere!

Cosa troverete nel gruppo? Sicuramente i post del blog, ma non solo: preferirei tenere il gruppo più su temi reali che su teorie. Più sulle esperienze che sulle idee da sperimentare...

Quindi accorrete numerosi e partecipate alle discussioni, che più siamo meglio viene la festa :)


lunedì 12 novembre 2012

Clienti vecchi e nuovi: entrambi si meritano un po' di marketing...

Nasce tutto da questo post di Rosario su Facebook:


Nei commenti viene fuori che lui parlava del caso di una palestra, mentre io avevo associato istantaneamente la cosa ad una compagnia di telefonia cellulare (una a caso, per esperienza su questo argomento si assomigliano un po' tutte).

Poco importa il settore, la situazione rimane: molte aziende sono pronte a regalare ogni mari, monti e colline ad un cliente nuovo, ma non si scomodano più di tanto in caso di defezione di un vecchio cliente.

In quest'ottica si leggono le campagne promozionali che si alternano regolarmente su telefonia, pay tv e similari. Le riconoscete perché:

  • il prezzo finisce sempre a .99 cent
  • hanno una durata limitata (o anche no, ma non vi illudete: il "per sempre" è regolarmente corretto in una nota a fine pagina)
  • non riguardano chi è già cliente dell'azienda
  • il prodotto offerto non ha grossi vantaggi competitivi (come appunto una palestra, o un contratto di telefonia mobile)
Il giochino si basa su un assunto abbastanza semplice: il numero di nuovi clienti che arriveranno sarà sempre maggiore di quelli che la abbandoneranno infastiditi dell'assenza di offerte per chi un po' di fedeltà nel tempo l'ha dimostrata.

Di solito le aziende che si trovano in questa situazione sono quelle il cui cliente non ha una persona commerciale di riferimento. Infatti ogni commerciale sa che fare un cliente nuovo costa di più che mantenerne uno vecchio. Ed è pronto a difendere la sua clientela con le unghie contro ogni promozione della concorrenza.

Perché allora alcune aziende considerano solo il saldo del numero di clienti in anagrafica, e non il ricircolo che avviene?

Ok, il "ricircolo" che avviene (i clienti vanno e vengono) è fisiologico, succede a tutti. Ma ridurlo al minimo porterebbe vantaggi immediati.

Fino ad ora in molti cercano di impedire l'abbandono dei clienti rendendo l'uscita dai contratti un percorso ad ostacoli: per sottoscrivere basta una telefonata, per  disdire serve una raccomandata con ricevuta di ritorno anticipata via fax, fotocopia fronte/retro di un documento, e qualche altra cosa a caso.

Ovvio che dalla parte del cliente questo non è il modo giusto.

Verrà un giorno in cui ci impegneremo tutti a mantenere i nostri clienti, invece di rincorrerne solo di nuovi? Fidelizzeremo mai il cliente su qualcosa di diverso della difficoltà di disdire un contratto?

Io aspetto e spero... :)

lunedì 5 novembre 2012

"Ogni sito è un e-commerce" is the new "non si può non comunicare"


Il primo assioma di quel simpaticone (oltrechè psicologo e filosofo) di Paul Watzlavick recita che "non si può non comunicare".

In sostanza, anche stando zitti il nostro corpo comunica qualcosa, e via con tutta la storia della comunicazione non verbale.

In questo periodo mi sono trovato coinvolto in un po' di progetti di e-commerce, e mi sono trovato a pensare che la stessa cosa vale per un sito.

Ogni sito è un sito di e-commerce.

Non importa se stai vendendo qualcosa o no: comunque stai proponendo un'immagine, un'idea tua o del tuo prodotto. Quindi concetti e metriche dell'e-commerce valgono anche per i siti ordinari? In linea di massima sì. come devono valere gli stessi concetti di costruzione del sito.

Cosa voglio mettere in risalto per esempio: se parliamo di un catalogo prodotti mi è chiarissimo quale prodotto voglio mettere in evidenza. Ma se un catalogo non ce l'ho, allora devo comunque ragionare su quale concetto o idea voglio "spingere" maggiormente.

Ripensare ogni sito come se fosse un e-commerce può anche essere una provocazione, ma in molti casi può aggiungere chiarezza durante la creazione delle pagine. Quando a volte non si sa bene cosa mettere in homepage, o come ordinare i menù.

Provateci e sappiatemi dire... :)


La foto è presa dal sito della serie tv Lie To Me