L'ho letto, e del resto non poteva essere altrimenti: a forza di seguire Massimo in rete, la voglia di prendere in mano "Un etto di marketing" ti viene. E per fortuna.
I punti a favore secondo me sono tre:
- completezza: ci sono proprio tutti gli strumenti per approcciare la rete: social network, video, pagine personali. Che si legga in chiave aziendale o no, le basi ci sono tutte. Certo magari fra qualche tempo sarà necessario un aggiornamento, ma per aggiungere, non per togliere. La sensazione è che le cose scritte dureranno per un bel po'...
- esempi: ce n'è per tutti i gusti: dove possibile ogni affermazione fatta, ogni strumento illustrato è spiegato con fatti accaduti, positivi e negativi. Viene davvero voglia di dire "allora lo faccio anch'io"...
- Chiarezza: già a metà ho pensato fosse il libro perfetto per chi non ha le idee chiare su cosa fare su internet. A fine libro me ne sono convinto. Parte dalle basi, e non si ferma finchè ogni singolo argomento non è spiegato a fondo. Per questo è difficile trovarci dei difetti, o non essere d'accordo con quello che è scritto: ogni opinione personale è dimostrata teoricamente e praticamente.
Insomma, il regalo perfetto da fare al proprietario della propria azienda. E se il proprietario sei tu, non aspettare: compralo :)
lunedì 21 giugno 2010
Quanto può pesare un etto di marketing...
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lunedì 31 maggio 2010
Fare le cose al momento giusto...
Una gran bella persona che si intende di arte -seriamente- qualche giorno fa mi ha detto "non si possono fare dei lavori astratti se prima non si è dimostrato quanto si vale sul figurativo".
Insomma, prima di vendere tele con il naso al posto delle orecchie, anche Picasso dimostrò cosa sapeva fare col pennello. E non se la cavò neppure male.
E' così anche nella comunicazione? Non parlo delle persone, ma delle aziende.
Prima di fare un catalogo minimalista, pensa se chi lo prenderà in mano sa già cosa fai
Prima di fare uno stand chiuso come una torre medievale, pensa se i clienti ti cercheranno ugualmente
Prima di regalare ai clienti una spilla da giacca, pensa se la metteranno
Prima di organizzare un evento, pensa se gli invitati parteciperanno
In questi giorni sono così: fissato sul fare le cose al momento giusto. Ed il bello è che il "momento giusto" non capita da solo, ma si costruisce. E non è nemmeno facile. Quello che aiuta è sapere quello che si vuole fare (aumentare i clienti, o i contatti al sito, aprire un nuovo mercato, nuove applicazioni per un prodotto...) e lavorare per farlo.
Quante volte si pensa "se prima facevo questo, era meglio...". Beh, si pensa sempre dopo.
Pensarci prima sarà un bel passo avanti :)
PS: l'immagine di Lost mi è venuta così... ma un minimo accenno sul blog, dopo sei stagioni, prima o poi dovevo farlo :)
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martedì 4 maggio 2010
Pure al dentista scrivo dal Blackberry...
Il fatto che abbia cambiato dentista sembra non c'entrare molto con questo blog.
La scelta e stata fatta in modo decisamente convenzionale (comodità geografica + passaparola 1.0), ma la sorpresa è comunque arrivata.
- ha un sito internet. E pur non avendo effetti speciali e colori ultravivaci, è così chiaro che il dottore in questione lo utilizza -immagini, descrizioni...- mentre illustra cosa va a combinare dentro la tua bocca. Certo, saperlo non solleva, ma aiuta non poco.
- legge le mail, e risponde persino: se contiamo che ancora ci sono aziende che nemmeno guardano le caselle di posta, è una bella cosa, dai...
Seguono nell'ordine: preventivi chiari (senza parole incomprensibili e discorsi tipo "più-o-meno-saremo-sui-ma-le-serve-la-fattura..."), assenza di dolore nelle operazioni (cosa per me incomprensibile, ho sempre pensato che dal dentista si debba sentire male, anzi che un po' si paghi anche per quello ), ed è pure simpatico (che in questi casi non è richiesto, ma non guasta mai...)
Insomma durante un'anestesia mi sono trovato a pensare che fra un po' -non chiedetemi quanto- potrebbero avere la mail anche il panettiere, il meccanico dell'auto, e chissà chi altro. E con un Blackberry o un IPhone in tasca, vuoi mai che quei semplici strumentini da web 1.0 potrebbero semplificare un bel po' di cose?
Esperienze di vita vissuta: l'utilità di Twitter, ovvero come sia possibile parlare con un aeroporto
Io con il mio account Twitter mica l'ho mai avuto sto gran rapporto: non capivo a che serviva sapere che qualcuno a Milano stava mangiando un panino, mentre un altro a Padova aveva mal di testa. E poi seguire i retweet, le risposte... insomma, molto meglio Friendfeed.
Beh, ogni tanto bisogna ricredersi. L'avevo già scritto, lo strumento giusto per fare ogni cosa...
E quindi mi sono trovato con un amico in auto verso Milano per prendere una aereo per Stoccolma, in piena emergenza nube-vulcano-islandese. Attaccati ai cellulari per capire se saremmo partiti, scopro che l'aeroporto Arlanda ha Twitter... vuoi mai che funzioni?
Ho mandato un messaggio ad un aeroporto, e l'aeroporto ha risposto :)
(Di seguito la prova, che non si dica che qua si scrivono cosa a caso)
non contento un paio di giorni dopo ci ho riprovato per le informazioni del ritorno:
Nulla da dire, complimenti all'aeroporto ed anche un grazie: da oggi ne so un po' di più su Twitter...
martedì 13 aprile 2010
Da clienti a passaparolai: ovvero l'amplificazione del marketing
Qualche giorno fa Gianluca (dal quale ho pure copiato gli effetti speciali delle immagini di questo post:) postava un paragone fra il peso del MdC (marketing dei conoscenti) e quello del MpS* (marketing per sconosciuti).
Insomma, il confronto fra i clienti che arrivano perchè attirati da un tuo messaggio pubblicitario e quelli "incoraggiati" dal caro vecchio passaparola.
Eh, bella cosa il passaparola, che sia su internet o di persona, anche se non si tratta di ammorbidenti :). Ma: quando una persona si fa "portavoce" del tuo prodotto, o del tuo servizio? E perchè lo fa?
Qualcosa dovrai pur fare per meritarti una segnalazione che non ti costa nulla, ma che mette a rischio chi la fa (chi lo sente poi il parente insoddisfatto per una cosa che gli hai consigliato TU?!?)
Bisogna fare qualcosa in più per sti ragazzi perchè vadano in giro a parlare bene di voi ad ogni occasione: portarsi insomma sulla linea tratteggiata:
Superare quel livello di soddisfazione normale che chiunque si aspetterebbe, mettendoci qualcosa in più...
Ok, costa tempo, energie, ed anche qualche euro: ma conviene?
Sì:
Più si approfondisce la "conoscenza" (il rapporto) con le persone, più queste si fideranno, più compreranno da voi e più parleranno di voi in giro: Insomma crescerà il ROI per ogni contatto. Che poi in questo caso possiamo parlare pure di ROA (Return on Acquaintance, intendendo la conoscenza delle persone...)
E poi col passare del tempo il costo per mantenere il contatto con le persone cala pure, che volete di più?
Senza fare salti mortali, cercare di dare qualcosa in più nel prodotto e nel servizio, per aumentare il circolo virtuoso del passaparola: del resto, i casi bene o male sono 3:
Proviamo a far qualcosa per portare un po' di gente sulla terza riga? :)
*Le definizioni sono sue, prendetevela con lui che dove trovarlo lo sapete :)
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11:42
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Etichette: marketing, passaparola, pubblicità
lunedì 12 aprile 2010
A me ste cose spaventano...
Di poco tempo fa questo post di Seth Godin, in cui analizza passo passo la bottiglia di un sapone. Bel packaging, ben illustrato, e mi ha fatto venire in mente una cosa. Insomma, ho sta mania di leggere le etichette di tutte le bottiglie e confezioni varie entrino nel mio bagno.
Senza fare nomi -ma solo link-, la settimana scorsa mi sono trovato in mano un shampoo parlante. Insomma, cose sull'etichetta del tipo "Lasciami accarezzare i tuoi capelli con il mio abbraccio di seta", oppure "ti donerò il liscio glossy che hai sempre desiderato".
Che uno shampoo mi dia del "tu" fa già impressione. E allora vado sul sito, trovo la pagina della mia bottiglia viola, e trovo questa frase: "Clicca sulle bottiglie per saperne di più. Vai avanti, lo sai che lo vuoi".
Alla faccia del call to action: sono tre notti che mi sveglio tutto sudato dall'incubo di un'enorme bottiglia di shampoo che mi urla "Tu mi vuoi, arrenditi!!!".
Sono diventato troppo impressionabile, decisamente la pubblicità di oggi non fa per me...
L'immagine è di autumnsensation
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17:18
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Etichette: advertising, packaging, pubblicità, shampoo
martedì 6 aprile 2010
Qual'è la sorpresa del tuo prodotto?
Spero che tutti abbiate passato una buona Pasqua. Tranquilla, rilassata, e con l'uovo. O la colomba, certo.
Ma oggi a noi interessa l'uovo, perchè ha la sorpresa. Piccola, inutile, kitsch, tutti sfoderiamo il bambino che è in noi mentre apriamo l'uovo. Perchè c'è la sorpresa. Anzi l'aspettativa è tale che si rischia comunque la delusione: se la sorpresa è -come praticamente sempre- al di sotto delle aspettative ci rimarrai male; ma la tragedia sarà completa se la macchina distribuisci-sorprese-nelle-uova avrà toppato proprio per il tuo, e non ci troverai nulla.
Il bello della sorpresa è quindi nell'aspettarla. Nel sapere che ci sarà, senza farsi illusioni sull'entità.
Allora quale è la sorpresa* del tuo prodotto? Se non ce l'hai, come mettercela dentro? Come aggiungere a quello che vendi una parte che crei aspettativa, che renda sto benedetto processo di acquisto qualcosa che valga la pena provare, e non un tip-tap sui chiodi.
Non sto parlando di macchinine da montare: la sorpresa deve essere qualcosa che ha a che fare con quello che vendi -o promuovi.
Provaci: qualunque cosa tu venda, identifica -o aggiungi- la "sorpresa" del tuo prodotto, e promuovila come tale. Non deve essere una gran cosa, ma carica di aspettativa e-magari- di un po' di magia...
*Piccola osservazione: la sorpresa non è un regalo per chi produce uova: è naturalmente contabilizzata nel costo dell'uovo, quindi tranquilli. Non dovete regalare nulla :)
La foto è di redrickshaw
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09:23
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