"penso che le aziende abbiano bisogno di consulenti che diano soluzioni dal loro punto di vista e non solo da quello del “konsumatore”."
Post di due righe sul blog di Marco, che mi ricorda una questione -per me- ancora aperta.
Il consumatore sa quello che vuole? Chiamatelo "signora Maria", "casalinga di Voghera" o "idraulico di Urbino". Sono da ascoltare come vangelo ed accontentare in tutto, o vanno presi per mano e guidati lungo strade di cui nemmeno sanno l'esistenza?
Mica roba da poco: se devo lanciare un nuovo prodotto lo faccio in 10 colori e lascio che scelgano le persone, o scelgo io, faccio 2 colori e faccio passare il messaggio che il-mercato-chiede-questo?
Seguire le indicazioni degli early adopter può facilitare la vita, ma si distacca dalla pratica che va per la maggiore nel b2b: chiedo ai 3 clienti importanti che ho, e gli altri si adattano.
La conversazione in rete serve, ma ho l'impressione che il maggiore vantaggio sia quello di far sentire le persone ascoltate. Il problema invece può essere interpretare la quantità di informazioni e idee che vengono da chi collabora.
Lo so, dipende sempre dal prodotto, dal mercato, dal momento, dalle risorse a disposizione... Ma è un tema che va tenuto presente. Se non sempre, il più spesso possibile, anche solo per confermare -o cambiare- una scelta.
venerdì 30 luglio 2010
Scegliere per le persone o con le persone?
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