domenica 4 gennaio 2009

Comunicazione, fisica, ed un premio Nobel

Dalla quint'ultima pagina del libro letto durante le vacanze sulla neve esce questa citazione:

[...]Occorre fornire tutte le informazioni per aiutare gli altri a giudicare il valore del vostro contributo; non si possono dare solo quelle che orientino in un determinato modo. Questa idea sarà più chiara se la si confronta, per esempio, con la pubblicità. Ieri sera ho sentito che l’olio Wesson* non impregna il cibo. E’ vero. Non è uno slogan disonesto. Ma sto parlando di qualcosa in più: l’integrità scientifica si colloca a un livello più alto della non disonestà. Quello slogan pubblicitario avrebbe dovuto aggiungere che nessun olio impregna il cibo, alla giusta temperatura. A una temperatura diversa, invece, tutti impregnano il cibo, compreso l’olio Wesson. In questo modo si fornisce un rapporto causale, non il semplice fatto (che in sé è vero). Questa è la differenza con la quale dobbiamo misurarci.[...]

Ora, qui si sta parlando di come esporre dati scientifici, e la frase è tratta dal discorso di inaugurazione dell'anno accademico 1974-75 al Californian Institute of Technology: ma volete che un premio Nobel come Richard Feynman non avesse visto lungo? Appunto.

Non è possibile fare comunicazione senza nascondere omettere qualche particolare, o dare rilevanza ad un'ovvietà? Non che sia facile, ma a volte sforzarsi, solo un pochettino...



P.S: Proposito per il 2009: rileggersi la definizione di "vantaggio competitivo", e puntare su quello ogni volta che si parla di comunicazione...


* L'olio Wesson esiste ancora: non lo linko e non lo taggo nemmeno, che se mi denunciano non me lo posso permettere: mica ho vinto il Nobel, io :)

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