Siamo alle solite: non appena si diffondono voci sulla salute di Steve Jobs, il titolo Apple perde in borsa e serpeggia una malcelata paura sul futuro dell'azienda.
A prescindere di quanto la salute di un personaggio pubblico debba essere un fatto privato, il fatto qui è che Apple sta pagando una strategia di comunicazione che è andata alla grande fino a poco tempo fa, ma ora qualche crepuccia la mostra.
Apple è Steve Jobs. A forza di vedere lui in tv, a presentare prodotti nuovi, a fare le pulizie alla notte, tutti ormai identifichiamo l'azienda con una persona. E solo con quella.
Con Bill Gates e Microsoft è diverso: entrambi i concetti ricordano un "geek un po' imbranato", ma nella testa di tutti "persona" e "azienda" rimangono due concetti separati.
Steve Jobs vivrà certamente ancora a lungo, ma una cosa la deve fare in fretta: far brillare un po' Apple di luce propria, far conoscere altri per i propri meriti, e non perchè lo sostituiscono in una convention. Altrimenti ogni starnuto potrebbe costargli qualche milione di dollari.
La foto è di Roberto Garcia
domenica 18 gennaio 2009
Se le aziende sono le persone, fonderle rimane comunque troppo
Pubblicato da Unknown alle 16:18
Etichette: apple, comunicazione, jobs, steve
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
3 commenti:
Lunga vita a Steve Jobs. Speriamo non gli venga spesso il raffreddore!
concordo in quello che dici e difatti all'ultimo (in tutti i sensi) keynote Schiller non è stato malvagio ed è stato un buon anchor man. Ok non ai livelli dell'iCeo, ma non è andato male.
Appunto: il problema è che chiunque mettano ora il paragone con Jobs sarà inevitabile. E stare al pari di uno che Apple l'ha fondata senza avere il suo imprimatur diretto, sarà dura
Posta un commento