Da un post (ora rimosso) sul blog di Luca De Biase, arriva uno spunto interessante.
Durante un seminario, intervistati da Fausto Colombo alcuni ragazzi chiedono: «Posso prendere tutta la musica del mondo che mi piace. Il problema è che cosa mi piace?»
Risponde Colombo: «I marchi un tempo erano manuale generale di esperienza. Oggi sono una bussola. Al marchio si chiede un'indicazione di gusto. Si concede una grande fiducia, ma critica e a termine».
Non sono sicuro che i marchi debbano essere presi come bussola per tirare fuori i piedi dall' information overload (che può essere anche su quale musica ascoltare, o su un'altra questione a caso).
Il problema da affrontare magari è "capire come scegliere". Quando su un lettore mp3 puoi mettere tanta musica da non riuscire ad ascoltarla in un anno, o quando puoi accedere a tutti i film girati da quando esiste una cinepresa, diciamocela tutta: il marchio cerca di tirare l'acqua al proprio mulino.
Non credo che la gente conceda fiducia ai marchi, ma che magari li usi -o li debba usare- criticamente per farsi un'idea.
"Cosa mi piace"? Chiederselo un po' più spesso farebbe risparmiare tempo :)
PS: A vederla un po' larga, questo post di Luca conti ha a che fare col di cui sopra...
Pic from Daniel Y. Go
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