domenica 9 marzo 2008

Viaggi premio e simili nel b2b: servono ancora?

Nei mercati b2b sembra essere sempre più una consuetudine cercare di legare i clienti all'azienda proponendo benefit di ogni tipo: viaggi, gadget tecnologici, e ogni cosa venga in mente al'ufficio commerciale (o marketing, se ha finito tutte le cartucce...).
Ora, questi si dividono in due tipologie: quelli legati ad un raggiungimento di fatturato (se nel prossimo anno mi fai nmila euri, ti mando in Brasile con tutta la famiglia), o quelli "a fondo perduto" nella speranza di un fatturato futuro per sdebitarsi (ti mando in Brasile oggi, e magari tu nel prossimo anno ti ricordi di me). Sebbene il primo sia comunque preferibile (fa parte a pieno titolo della trattativa commerciale), sono dell'idea che questi stratagemmi stiano perdendo sempre più efficacia.
Si bada sempre meno al viaggio, e sempre più al servizio che un fornitore può offrire, come al guadagno realizzabile con il prodotto acquistato.
Fattori critici diventano quindi 1)un valore aggiunto del prodotto che permetta di venderlo a un prezzo maggiore (e guadagnarci di più) 2)un servizio su misura, che dia al cliente facilità in tutto il processo di acquisto e vendita.
In quel "su misura" ci entra tutto il processo di ascolto del cliente, con se possibile un passo in più: il suo coinvolgimento nel processo di acquisto. Ma questa è materia per un altro post, mica posso bruciarmela così...:)

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